QUANTE VITE HA SALVATO TOTO' ? (di Giuseppe Cozzolino)
Una mia riflessione fatta durante il primo incontro “live” di UN TOTO’ AL GIORNO tenutosi alla
Libreria Mondadori Rione Alto (Giovedì 15 Novembre, Ore 17)
Pensiamo ad un Paese - il nostro - che deve faticosamente risollevarsi
dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale con i suoi strascichi orrendi e
sanguinosi. Pensiamo a milioni di persone con un domani difficile (quel
domani così ben narrato in Ladri di Biciclette ed Umberto D di
Vittorio De Sica).
I film del Neorealismo non furono mai amati dal grande pubblico, ma
non – come qualcuno osò sostenere - per ottusa ignoranza, ma perché per molti era semplicemente assurdo fare un biglietto per ritrovare sullo schermo lo stesso dolore e smarrimento vissuto nella realtà quotidiana. La
gente comune al cinema cercava svago, speranza, riscatto. E per questa
ragione o si rifugiava nel duello dello sceriffo buono che sconfiggeva il
bandito cattivo (così ben descritto in Un Americano a Roma) o nella risata: la
risata di Stanlio ed Ollio, di Charlot, o di Totò.
Totò divenne in breve tempo il nome di punta del cinema
popolare italiano del Dopoguerra, in grado di calamitare le risate del
pubblico più semplice e di poche pretese (in realtà anche degli intellettuali altoborghesi). Accese la speranza, la
spensieratezza, quell’ottimismo necessario ad indurre tanti italiani a rimboccarsi le maniche e
ricostruire il Paese dalle fondamenta.
Quante persone non hanno ceduto allo sconforto, al desiderio di suicidarsi, grazie alla risata e alla voce e alle movenze del Principe della Risata? Forse non lo sapremo mai.
Quante persone non hanno ceduto allo sconforto, al desiderio di suicidarsi, grazie alla risata e alla voce e alle movenze del Principe della Risata? Forse non lo sapremo mai.
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