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Visualizzazione dei post da novembre, 2018

MISERIA ARROGANTE E NOBILTA' UMILE (a cura di Antonio Cardellicchio)

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Il musicologo e politologo Antonio Cardellicchio ci racconta un suo personale approccio alla figura del Principe della Risata Bella la manifestazione inaugurale totoista del ciclo “Un Totò al Giorno”, a cura di Giuseppe Cozzolino, con la partecipazione di Elena Anticoli de Curtis e l’esperto Valerio Caprara. Qui l’attore Marcantonio Scaramuzza ha recitato con efficacia la famosa “A livella”. Spesso essa viene interpretata, nella sua ovvietà letterale, in chiave egualitaria, livellatrice. Invece mostra solo una sincera invettiva contro la prosopopea e l’arroganza dei titolati di turno. Quelli che oggi aumentano a dismisura arroganza e arbitrio lo fanno proprio in un abito ultra-egualitario e livellatore. Ma come si sa il nostro sublime artista vantava titoli principeschi molto altisonanti del tipo “Principe di Bisanzio”, “Duca di Cappadocia” etc, etc. sul più semplice fondamento di essere figlio riconosciuto di un piccolo nobile. Tale significativa “vanità”, certo non egualit

UN RICORDO DI VITTORIO DE SICA

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Bastano i pochi film buoni che Totò ha fatto, tra i quali per esempio   Guardie e ladri  e il piccolo episodio ne  L'oro di Napoli  a metterne in risalto tutta la straordinaria bravura. Ma a parte l'artista ricordare l'uomo che era Totò mi riempie di commozione: era veramente un gran signore, generoso, anzi, genetosissimo. Arrivava al punto di uscire di casa con un bel po'di soldi in tasca per darli a chi ne aveva bisogno e comunque, a chi glieli chiedeva. Aveva la mania della nobiltà: il primo giorno che lavorai con lui gli domandai: " Devo chiamarla principe o Totò? " Ci pensò un attimo, poi mi rispose: " Mi chiami Totò ". Ma tutti gli altri dovevano chiamarlo principe, e lui da principe, quei principi di cui leggiamo nelle favole, si comportava con tutti e in ogni suo pur minimo gesto, pensiero, atteggiamento. (Frammento da "Totò" di Franca Faldini e Goffredo Fofi, presente su www.antoniodecurtis.com)

MISERIA E NOBILTA' 1 - intro di Giuseppe Cozzolino

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Intro del conduttore/ideatore del Blog GIUSEPPE COZZOLINO al primo appuntamento "live" di UN TOTO' AL GIORNO, tenutosi Giovedì 15 Novembre alle 17 presso la Libreria Mondadori Rione Alto (Ospiti Speciali: ELENA ANTICOLI DE CURTIS e VALERIO CAPRARA)

QUANTE VITE HA SALVATO TOTO' ? (di Giuseppe Cozzolino)

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Una mia riflessione fatta durante il primo incontro “live” di UN TOTO’ AL GIORNO tenutosi alla Libreria Mondadori Rione Alto (Giovedì 15 Novembre, Ore 17) Pensiamo ad un Paese - il nostro - che deve faticosamente risollevarsi dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale con i suoi strascichi orrendi e sanguinosi. Pensiamo a milioni di persone con un domani difficile (quel domani così ben narrato in Ladri di Biciclette ed Umberto D di Vittorio De Sica). I film del Neorealismo non furono mai amati dal grande pubblico, ma non – come qualcuno osò sostenere - per ottusa ignoranza, ma perché per molti era semplicemente assurdo fare un biglietto per ritrovare sullo schermo lo stesso dolore e smarrimento vissuto nella realtà quotidiana. La gente comune al cinema cercava svago, speranza, riscatto. E per questa ragione o si rifugiava nel duello dello sceriffo buono che sconfiggeva il bandito cattivo (così ben descritto in Un Americano a Roma ) o nella risata: la risata di Stanlio ed

UN RICORDO DI MARIO CASTELLANI

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"N on è possibile spiegare Totò. Le faccio un esempio. Totò ha speso un patrimonio perché gli fossero riconosciuti i suoi titoli nobiliari di principe bizantino. Quello della nobiltà era un tasto che non si poteva toccare con lui. Guai, poi, a mettere in dubbio la sua legittima discendenza dall'imperatore Costantino. Eppure, più di una volta, l'ho sorpreso mentre si prendeva cordialmente in giro. Di regola, questo accadeva dopo lo spettacolo, quando si liberava dei panni del comico snodabile e diventava il principe di Bisanzio. Esattamente, lo sfottò scattava in quei pochi minuti in cui non era più Totò ma non era ancora rientrato del tutto nei panni del principe. (. . .) Si metteva davanti allo specchio con una faccia serissima e rimaneva per un lungo istante a contemplarsi. Poi, tutto d'un colpo, faceva uno sberleffo alla propria immagine ed esclamava: « Ehi, signor principe, è inutile che si dia tante arie e snobbi il povero Totò: si ricordi che è Totò che dà da