L’ULTIMO INCONTRO TRA MONICELLI E TOTO', IL PRIMO TRA TOTO' E LA MAGNANI SUL SET (A cura di Ciro Borrelli)

 


Stralcio estratto dal volume IL VENTENNIO D’ORO DEL CINEMA ITALIANO, QUATTRO LUSTRI DI ILLUSTRI, di Ciro Borrelli, Gianmarco Cilento e Domenico Palattella


Un grande merito di Mario Monicelli è stato quello di dirigere insieme,per la prima e unica volta, Totò e Anna Magnani, in Risate di gioia (1960). 

Il soggetto del film, tratto da due romanzi brevi di Moravia, viene inizialmente propostoa Luigi Comencini, che rifiuta. Monicelli, invece, più temerario, corre il rischio e realizza un gioiello, complesso e leggero, orchestrato con superbamaestria; un film che ancora oggi fa ridere e commuovere le platee. Per realizzarlo si serve di Totò che torna a lavorare con lui dopo due anni (I soliti ignoti), di Anna Magnani reduce da una candidatura Oscar negli USA per Selvaggio è il vento (l’Oscar come migliore attrice protagonista lo vinse nel 1956 con La rosa tatuata) e di un giovanissimo attore americano, Ben Gazzara, fortemente voluto dalla Magnani.

Tutta la vicenda, o quasi, ruota intorno a una coppia di vedette del varietà e si consuma nella notte di un ultimo dell’anno. Umberto (Totò) è un uomo che vive di espedienti, Tortorella (Anna Magnani) una modestaattrice, una generica di cinecittà, non più giovanissima, che per viverefa delle piccole parti, ma si dà delle arie da diva. L’ultimo giorno dell’anno riceve un invito a cena da una comitiva di conoscenti che, essendoin tredici, vogliono evitare il numero infausto. Una volta raggiuntoil numero viene piantata in asso. La donna si unisce alla compagnia di Umberto e Lello (Ben Gazzara), un ladruncolo che ha organizzato un colpo e vuol servirsi di Umberto come complice. Tortorella, che non sa nulla di tutto questo, si troverà immischiata nei maneggi dei due. Lello, per evitare che Tortorella scopra la verità, finge di essere innamorato di lei e la donna finisce col ricambiare sinceramente l’affetto.dopo essere stati cacciati in malo modo dalla casa in cui si erano introdotti, Lello entra in una chiesa e trafuga una preziosa collana dal collo della statua della Vergine. Tortorella si addosserà la colpa e finirà in prigione. Uscirà il giorno di Ferragosto: Umberto, il suo vecchio amico e corteggiatore, sarà lì ad attenderla. Il punto più alto del film è un meraviglioso numero di varietà rivisitato dalla coppia Totò-Magnani.

Prima di questo lungometraggio, Monicelli diresse Totò per ben sei volte. Il primo fu Totò cerca casa, affiancato da Steno alla regia. nel decennio che intercorre tra il primo e l’ultimo film, Totò gira sotto la direzionedi Monicelli: Guardie e ladri, Totò e i re di Roma, Totò e le donne, Totò e Carolina e I soliti ignoti. Fatto salvo per Totò cerca casa, dove domina una comicità surreale, molto fisica e dinamica, il Totò diretto da Monicelli èridimensionato, meno comico ma con un peso maggiore sulla scena. In alcuni casi forse troppo imbavagliato, come poi lo stesso Monicelli dichiarerà molti anni dopo: “Quando si lavorava, Totò tendeva a costruire questa sua comicità tutta meccanica, surrealistica, e forse è stato un errore contrastarlo. Il primo film che ho fatto con Totò è stato Totò cerca casa ed è nato per caso. non è che io l’ho scelto o lui ha scelto me, è stata una cosa abbastanza avventurosa, è stato un film che è stato fatto perché c’era Totò libero per quattro settimane”.

In merito all’ultimo film girato con Totò, Monicelli dirà: “L’ultimo film che ho fatto con Totò, Risate di gioia, non andò molto bene. Penso che intanto la coppia non fosse molto bene assortita, perché avevano tutti e due una forte personalità, e tentavano di sormontarsi l’un l’altra. Poi era probabilmente un po’ sorpassato quel genere di film, quel soggetto. C’era il fatto che era un film ibrido, c’era dentro Ben Gazzara, che parlava in americano, mentre loro due parlavano romano e napoletano italianizzati, e con l’altro si capivano fino a un certo punto e abbiamo dovuto doppiare il film completamente. Con la Magnani si poteva fare, ma con Totò era una cosa complicatissima e difficilissima”.

Alcune cronache dell’epoca sostennero che inizialmente la Magnani non volesse Totò come partner, benché i due in teatro, diversi anni prima, avessero lavorato insieme con grande successo. La Magnani riteneva Totò un attore troppo legato al genere comico e che la pellicola in questione era troppo aspra e amara per essere portata a termine da lui. La cosa non fu mai confermata dall’attrice romana.



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