UN RICORDO DI CARLO CAMPANINI (a cura di Giuseppe Cozzolino)


brano tratto da "Totò" di Orio Caldiron su www.antoniodecurtis.com


Sono stato uno dei primi che ha avuto le confidenze di Totò a proposito delle sue ricerche araldiche. È stato durante la lavorazione del Ratto delle Sabine in cui faceva il guitto che moriva di fame e faceva andare per le lunghe le prove perché nel frattempo era mantenuto con tutta la compagnia. Nella recita Totò fa il re e mi ricordo che finché eravamo lì che provavamo m'ha detto: «A Carle', io qui faccio per scherzo ma lo sono veramente!». Io che non ero al corrente di nulla sono rimasto un po', lo guardavo e pensavo: «Sta raccontando una barzelletta». Dico: «Non ci credo». «Ma io sono veramente re», e il giorno dopo m'ha portato un malloppo di carte dell'ufficio della consulta araldica fiorentina e m'ha fatto vedere il papier secondo il quale era già barone. 

Non ho mai avuto il coraggio di chiamarlo Principe, perché mi sembrava di pigliarlo in giro, «capisco domani in società ci terrai, ma qui stiamo facendo i buffoni.. .». A questo proposito m'ha raccontato un bell' aneddoto. Dapporto va a trovarIo al Quattro Fontane, entra in camerino durante l'intervallo e gli fa: «Buongiorno, principe». «Ah, ma lo sai pure tu». «Sì - dice - guardi che lo sanno tutti». «Meno male che sono solo principe. Pensa, se ero re che sentivo un fetente che veniva a bussare: "S'accomodi, tocca a lei Altezza", sai sarebbe stata una cosa un po' troppo mortificante». 

Poi a poco a poco è entrato in possesso dei suoi titoli, era molto soddisfatto, era la sua vita, tanto è vero che io un giorno per scherzo ho detto: «Mi sembra che Totò viva in un giardino pieno di alberi genealogici», perché non parlava d'altro.





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